Oggi voglio raccontarvi di un piccolo gesto, apparentemente semplice, che racchiude in sé una grande saggezza: il saluto thailandese, “Sawadee Kaa”. Questo saluto, che si riceve quotidianamente da tutti in Thailandia, non è solo una forma di cortesia, ma un vero e proprio rituale che riflette una profonda connessione con il proprio essere e con gli altri.
Il Saluto Thailandese: Un Rituale di Connessione
In Thailandia, non ci si stringe la mano e non ci si tocca. Invece, ogni incontro, che sia in un negozio, in un locale o semplicemente per strada, inizia con un sorriso radioso e un gesto delle mani giunte in preghiera, chiamato “wài”. Le mani vengono posizionate in varie altezze del corpo a seconda della persona che si sta salutando:
- All’altezza del viso (tra gli occhi) per salutare autorità o il Buddha.
- All’altezza del mento per chi ricopre un ruolo di superiorità, ma non è un’autorità.
- All’altezza del petto per salutare persone di pari livello o di ceto sociale inferiore.
Mentre si esegue questo gesto, si pronuncia “Sawadee Kaa” se si è una donna, o “Sawadee Krap” se si è un uomo.
Non esiste un solo saluto in Thailandia, dipende dalla persona che si saluta
- Se si mettono le mani incrociata all’altezza del viso (tra gli occhi) è un saluto per alte autorità o al cospetto del Buddha;
- Se le mani invece sono all’altezza del mento è per un ruolo di un superiore, ma non autorità;
- Se le mani sono giunte all’altezza del petto, il saluto è rivolto a persone uguali o inferiori per ceto sociale;
Il rituale Thailandese del saluto
All’inizio mi sembrava stranissimo, ma poi ho compreso la gentilezza e la ritualità del loro saluto. Se non lo ricambi ti senti un grandissimo maleducato o come veniamo definiti dai Thailandesi dei farang (uomini bianchi rozzi, che non conoscono nulla della loro cultura e che andiamo nel loro paese da padroni, credendo di essere sempre superiori a loro).
In realtà ti rendi conto una volta qui, che noi siamo perennemente in ansia da prestazione per cercare di avere una vita perfetta, alla ricerca estrema nell’estetica, nell’abbigliamento, del lavoro prestigioso e nell’accumulo di denaro per “stare meglio”. In realtà siamo stressati da tutta questa frenesia e questo è un grande sintomo della nostra inquietudine interiore. Per loro un semplice gesto come il saluto è un gesto molto importante, cosa che noi diamo per scontata.
A dispetto nostro loro sono sempre tranquilli, anche nelle situazioni più difficili, dove nulla è un problema “mai pen rai” dicono come modo di dire mentre sta succedendo qualcosa, il significato è “non ci pensare/non è un problema” ed hanno sempre un atteggiamento sereno e tranquillo, con un grande sorriso sulla faccia. Non per niente è chiamato il popolo del paese del sorriso.
Ma cosa c’entra il saluto Thailandese con il coaching umanistico?
Proprio come il saluto thailandese, pone al centro l’individuo e la sua relazione con il mondo circostante. In un percorso di coaching, il cliente è incoraggiato a esplorare le proprie potenzialità e a trovare un equilibrio interiore che gli consenta di affrontare i cambiamenti di vita e lavoro con serenità e consapevolezza.
Esattamente come il “wài” simboleggia rispetto, umiltà e riconoscimento dell’altro, il coaching umanistico lavora sulla capacità di ascoltarsi, di riconoscere le proprie esigenze profonde e di rispettare se stessi e gli altri. In questo modo, si costruisce una base solida per il cambiamento personale e professionale.
La Ricerca del Benessere e l’Importanza della Consapevolezza
In Occidente, siamo spesso schiacciati da una cultura del fare e dell’apparire, sempre alla ricerca di una perfezione esteriore che ci allontana da noi stessi e dal nostro benessere. In Thailandia, invece, si vive con la consapevolezza che il vero benessere deriva da un equilibrio interiore, dal vivere il presente con serenità e dal godere delle piccole cose.
Questa filosofia di vita, che trova espressione anche nel semplice gesto del saluto, può essere una grande fonte di ispirazione per chi è in cerca di un cambiamento. Il coaching umanistico, infatti, mira a far emergere la consapevolezza delle proprie potenzialità, aiutando a riconoscere ciò che davvero conta per noi, al di là delle pressioni esterne e delle aspettative sociali.
Imparare a Fermarsi e Riflettere
Come ci insegna la cultura thailandese, è fondamentale imparare a fermarsi, a riflettere e a non lasciarsi travolgere dalla frenesia. Nel coaching, questo si traduce nella capacità di prendersi del tempo per sé, di ascoltarsi e di capire dove si vuole andare, sia nella vita che nel lavoro.
Quando si intraprende un percorso di cambiamento, è importante mantenere una mente aperta e un cuore sereno, proprio come i thailandesi con il loro “mai pen rai” – non è un problema, non ci pensare. Questo approccio permette di affrontare le sfide con maggiore tranquillità, senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà.
Il saluto thailandese come filosofia di vita
Il saluto “Sawadee Kaa” non è solo un gesto di cortesia, ma un simbolo di una filosofia di vita che mette al centro il benessere, la consapevolezza e il rispetto reciproco. Come coach umanista, credo fermamente che questi valori siano fondamentali per chiunque desideri intraprendere un percorso di cambiamento, sia nella vita personale che professionale.
La prossima volta che pensi al cambiamento, ricorda il sorriso e la serenità di un saluto thailandese. E chissà, forse anche tu potrai trovare un nuovo equilibrio interiore che ti permetterà di vivere una vita più autentica e soddisfacente.
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