Ricordate la pizza con l’ananas di cui ho parlato nello scorso articolo sulla vita di un’italiana in Cina? Bene, ripartiamo da lì; sì, perché quando arrivi in Cina cambi il tuo modo di rapportarti alle stranezze, e ti rendi conto che la “pineapple pizza” è il male minore, dato che la Cina vanta talmente tanti di quegli orrori da gustare che potrebbe mettere in subbuglio le basi dell’intera tradizione culinaria europea. Ebbene, voi che pensate che l’ananas con la passata di pomodoro e la mozzarella proprio non ci stia bene, gettatevi nella lettura di questo articolo che vi spingerà a riconsiderare completamente la vostra visione del cibo.
Maestri della trasformazione… e degli orrori da gustare
Morbido, soffice, leggero, lo zucchero filato è uno sfizio che piace a tutti. E se questo zucchero filato fosse a base di carne? Avete letto bene: le tecniche gastronomiche cinesi tengono testa perfino alla cucina molecolare.
Un prodotto tipico che viene ampiamente consumato in Cina, infatti, è il Rousong, che potremmo tradurre in italiano come “batuffolo di carne”. La Cina ha una lunga tradizione di cibi essiccati, tuttavia il massimo della stranezza la si raggiunge con questo prodotto enigmatico. Enigmatico perché quando lo si vede si può dire tutto fuorché sia carne.
I rousong vengono messi nei porridge, sul pane, su preparazioni dolci e salate, e quando li si assaggia sembra per l’appunto di star mangiando dello zucchero filato, questo fino a quando non si viene a sapere che in realtà quello che si ha davanti è un prodotto a base di carne cotta, sfilacciata ed essiccata e trasformata in piccoli batuffoli e striscioline della consistenza del cotone. Il sapore è strano ma gradevole, un po’ salato un po’ dolce, il che rispetta al cento per cento la passione per l’agrodolce del popolo cinese.
La cucina cinese e l’amore per le uova
Prima di venire in Cina ero convinta che ad avere l’ossessione per le uova fossero gli inglesi: strapazzate, alla benedict, onnipresenti nella megacolazione anglicana con pancetta e salsiccia. In realtà mi sbagliavo.
Se gli Inglesi adorano le uova, sono i Cinesi ad averne fatto un vero culto. Ovunque ti giri a Shanghai c’è gente che mangia quantitativi indefiniti di uova, delle più disparate forme e cotture. Dimenticate l’uovo strapazzato, ormai qui è passato di moda, la nuova tendenza è quella dell’uovo cotto nel té: il Chaye dan.
Ad ogni angolo della strada ci si può imbattere nei “convenience store”, piccoli negozietti aperti anche di notte, in cui si viene pervasi da un odore quasi asfissiante di té. Sul bancone, a fianco ai panini alla carne, è collocato, perennemente acceso, un grande bollitore ricolmo di acqua e té, in cui sono immerse le uova h24. Nonostante talvolta si possa dubitare delle caratteristiche organolettiche dell’uovo, dato che giace in quell’acqua per tempistiche indefinite, messo nell’insalata non è un idea malvagia. Ma ai cinesi dell’insalata non importa, per loro è meglio mangiarlo in metro, in piedi, circondati da centinaia di persone e tutto d’un fiato.
Gelato all’uovo? Un must degli orrori da gustare cinesi
Un altro must eat tra le uova è l’uovo di anatra in salamoia: xian yadan. Le uova di anatra in salamoia vengono vendute anche nei supermercati e sono salate quanto l’acqua di mare, per questo di norma vengono aggiunte ai porridge o ad altri piatti per aumentarne la sapidità. Non è raro, però, trovare quest’uovo anche nelle preparazioni dolci. L’ uovo salato è infatti anche il protagonista della nuova mania del “gelato all’uovo salato”. I cinesi sono andati oltre il gusto crema e hanno conficcato le uova di anatra anche negli stick gelato e nelle coppette. Ovviamente io ho avuto l’ardore di saggiarlo, un po’ per curiosità, un po’ perché vorrei capire fino a dove possa spingersi il genere umano.
Il Pidan: “l’uovo centenario”
E’ qui che i limiti della gastronomia vengono valicati. Sfatiamo il mito, non è vero che quest’ uovo è andato a male da cent’anni, tuttavia le fattezze ne danno l’impressione. L’uovo centenario o “Pidan” è un uovo di anatra che viene lasciato a macerare e fermentare per diversi giorni in un mix di acqua, sale, carbone e ossido di calcio. Potete tranquillamente immaginare il risultato e l’odore mefistofelico che ne possano derivare.
Quando lo si apre il Pidan presenta un simpaticissimo colorito nero pece. Al taglio, la luce ne rivela la vera natura: un albume ambrato, translucido e semitrasparente e un tuorlo verdognolo con tinte giallognole, semi liquido ed estremamente viscoso.
Vi starete domandando, perché mai una persona dovrebbe mangiare una mostruosità simile? Beh, Sara l’ha fatto per voi. Ricordo che la prima volta mi fu consigliato di mangiarlo con il tofu, che secondo molti sarebbe “la morte sua”. In realtà la morte fu la mia: il sapore sulfureo dell’uovo frammisto alla budinosità e al sentore simil cemento del tofu rientra in quella categoria di sapori che non avrei mai voluto esperire in vita mia. Adesso ditemi se non state ripensando un po’ alla possibilità di mangiare la pizza con l’ananas? Ancora no? Allora continuate a scoprire gli altri orrori da gustare che ho assaggiato in Cina.
Il re dei frutti: il Durian
Non so se qualcuno di voi abbia mai sentito parlare del frutto del Duriano. No? Beh, è un altro degli orrori da gustare in Cina. Il Duriano o Durian è tipico dei paesi del sud est asiatico, in particolar modo viene importato da Thailandia e Malesia, e pur non essendo prodotto in Cina lo si può trovare ovunque e a prezzi ragionevoli. Questo strano frutto è stato ribatezzato il “King of Fruit”, ed è anche il Re degli odori dato che ancora una volta ne fanno da biglietto da visita un’apparenza non del tutto invitante e un odore da bocca dell’Inferno. Devo dire che affondare il cucchiaino in una sostanza molliccia che odora di pompa di benzina non è proprio un’ idea allettante, tuttavia, andando oltre eventuali pregiudizi, si scopre che questo frutto è indicato per molteplici preparazioni, salate e dolci.
In Cina esistono addirittura alcune catene di pizzerie che sono specializzate nella pizza al Durian, che è anche buona! Se dovessi descrivere il sapore del Durian potrei dire che è fruttato con toni di cipolla, infatti si adatta molto bene alla pizza e al gusto del formaggio. Sta bene anche con la panna in preparazioni dolciarie come torte e cheesecake, e nell’ambito della panificazione. Insomma, il Durian è come il tartufo: o lo ami o lo odi, non esiste una via di mezzo.
Il tofu puzzolente: un altro orrore da gustare… e da annusare
Sembra che fino ad adesso tutti i cibi cinesi abbiano un odore discutibile, e in effetti è così, di solito la maggior parte delle stranezze gastronomiche qui in Cina sono caratterizzate da odore pungente e da un aspetto orripilante. Non fa eccezioni il maleodorante Chou doufu: Il tofu puzzolente.
Capita spesso, specialmente in estate quando gli odori forti si diffondono facilmente, che ci si imbatta in un tanfo di spazzatura in decomposizione. Dovete sapere che la Cina è un paese molto pulito, con mezzi addetti alla pulizia stradale che girano giorno e notte suonando la musichetta del carosello. Il tanfo di spazzatura dunque, sicuramente non è derivante dalla spazzatura stessa, bensì dal tofu puzzolente. Non sto scherzando e non è un’ offesa, l’odore di rifiuti è una peculiarità di questo street food, che di solito più puzza più è buono. Se non è un orrore da gustare questo…
Il tofu alla base della preparazione viene immerso in una salamoia a base di latte fermentato e altri ingredienti “segreti”. La salamoia è solitamente composta da vegetali, carne e pesce essiccato lasciati nel mix per diversi mesi. Ne risulta un tofu dalla consistenza del formaggio e dall’odore del più penetrante dei gorgonzola. La preparazione tipica del tofu puzzolente è fritta. Di solito viene servito in porzioni a cubetti e in spiedini, in piccole baracche o bancarelle lungo le stradine. L’esterno fritto è croccante, mentre l’interno è tenero e bollente. Quando lo si mangia il sapore non è forte come l’odore ed inoltre viene attenuato dall’aggiunta di cipollotti e salsa piccante. In tutta onestà, nonostante tutti gli inviti a provarlo, questo è l’unico piatto che personalmente non riesco a magiare, ma per i cinesi resta comunque uno dei migliori snack da strada.
“Faccia a faccia con la cena”
Questa frase la disse il mio migliore amico, quando una sera ci ritrovammo in un ristorante di carne di serpente per gustare questa deliziosa leccornia. La carne di serpente viene consumata periodicamente in Cina, non molto spesso, poiché pregiata e costosa, però sono molteplici i ristoranti che ne hanno fatto la portata principale.
Il mio primo tentativo di mangiare carne di serpente fallì miseramente quando, durante un viaggio ai piedi del Monte Giallo, io e il mio ragazzo fummo illusi dalla proprietaria di un ristorante che ci attrasse con la proposta di mangiare del serpente fresco, per poi seppellire del tutto le nostre aspettative quando ci comunicò che la cena… era scappata.
La seconda volta sono stata più fortunata, e di certo trovarsi “faccia a faccia con la cena” è stata un’esperienza da ricordare. Di norma, infatti, nei ristoranti di carne di serpente, la cena viene mantenuta in vita fino al momento di cucinarla e, prima di cuocerla, proprio come avviene con gli astici o con un vino di buona annata, viene mostrata al cliente che ne può verificare la freschezza… e l’aggressività.
L’animale viene quindi portato in cucina per poi uscirne tagliato a tocchetti pronto per essere cotto nell’hot pot, fritto e insaporito con sale e pepe e qualche spezia di dubbia origine oppure condito con olio di sesamo, cipollotti e a fantasia dello chef.
In realtà, se pensiamo al capitone, piatto tipico della tradizione napoletana, il serpente non è poi tanto diverso, solo che invece di nuotare striscia a terra. Vedendola in questa ottica, riesce un po’ più naturale consumarne le carni.
Le mie considerazioni finali sugli orrori da gustare in Cina
Sempre tenendo presente che la stranezza è soggetiva di cultura in cultura, il cibo cinese non finisce mai di stupire. Nonostante l’aspetto fuori dall’ordinario, il gusto di molti dei cibi qui elencati è davvero unico. A mio dire, che possa o meno piacere, vale davvero la pena provarlo, almeno per dire in un futuro “Io l’ho fatto”.
Spero che quanto letto abbia contribuito ad ampliare un po’ i vostri orizzonti e vi abbia convinti ad accantonare i pregiudizi per includere la pizza all’ananas e, perché no, quella al Durian, nel vostro bagaglio di esperienze!
Quali sono gli orrori da gustare della cucina cinese che vi hanno incuriosito (o impressionato) di più? Fatemelo sapere nei commenti!
A presto,
Sara
Sara 28 anni, una napoletana con gli occhi a mandorla. Vivo a Shanghai da un anno e mezzo, ma porto Napoli nel cuore. Adoro l’Asia da quando ero piccola e ho trovato in Cina un lavoro che mi aiuta a combinare la mia indole socievole con la mia passione per il cibo. Amo cucinare, così come mangiare. Adesso sono alla scoperta di ciò che ha da offrirmi l’Oriente.
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