La settimana scorsa a Milano si è tenuto un incontro, intitolato #tavolaspigolosa (Anna Prandoni e Mariaclara Nitti, che ha aperto un dibattito molto vivace in merito alla figura del food blogger. Una volta al mese, le organizzatrici, si ripromettono di trattare tematiche legate al mondo del cibo dove c’è da fare chiarezza.
Il primo incontro è nato da un post pubblicato sul profilo personale di Ilaria Mazzarotta, dove si chiedeva quale fosse il senso di tante foto simili tra loro, fatte da food blogger o comunicatori del mondo food invitati ad un evento, tutte scattate e pubblicate nello stesso momento durante la cena. La discussione sul profilo facebook si è subito animata ed è stata portata come esempio all’incontro avendo seguito ancora per alcuni giorni su Twitter. Ovviamente ha creato in me diverse riflessioni. Partendo dal presupposto che ho un blog che tratta di cucina, food o come lo volete chiamare, mi piace analizzare le cose e nel caso fare anche una sana auto critica che non fa mai male.
Cosa fa e cosa racconta il food blogger
Il food blogger è nato per raccontare il mondo del cibo a modo suo, un piccolo editore in maniera indipendente, tramite una ricetta o attraverso un’esperienza culinaria sul web. Ha il suo pubblico fatto di altri appassionati, che possono essere blogger o no, amici, familiari, aziende o agenzie. Quindi, appurato che il pubblico che segue i food blogger non è lo stesso per tutti, in rete solo un gruppo di “addetti ai lavori” può notare questa familiarità di immagini nello stesso arco di tempo.
Ci si chiede quindi: ma un reportage fotografico durate un evento al cliente/azienda serve? Il lettore che le sta vedendo cosa ne trae? Oppure è meglio un post dedicato e ragionato il giorno dopo? Credo che qui la cosa migliore sia identificare il mezzo corretto, cioè: un live twitting ci stà, la stessa formula su Facebook non serve a molto perchè il supporto è diverso, idem per Instagram.
Forse la risposta è ovvia, ma di sicuro scrivere un articolo serve molto di più per dare rilevanza all’attività ma comporta una perdita di tempo e un impegno maggiore che se, non è remunerato, non a tutti interessa scrivere una recensione sul proprio blog. Oppure c’è chi lo fa solo per il gusto di raccontare la sua personale esperienza? E poi, è ancora possibile che per tutti la cena sia bella, perfetta e tutto vada bene? Insomma dove sta la verità in tutto questo? Difficilmente appare una critica sul locale che ti ospita, nessuna titubanza sui piatti o sul comportamento del personale. Domande lecite, soprattutto se pensiamo che abbiamo un lettore dall’altra parte, che non sempre coincide con nostra mamma che sa cosa stiamo facendo, la nostra amica blogger che sa benissimo come funziona o l’agenzia che ha inviato la partecipazione all’evento. Ma un lettore che legge quello che gli stiamo dicendo. Quindi oggi la figura del food blogger è una figura che racconta solo quello che gli piace o è anche una figura che muove critiche e discussioni in campo food?
Il #foodblogger è una figura che racconta solo quello che gli piace o muove anche discussioni? Share on XDurante l’incontro è emerso che all’origine il food blogger raccontava la sua esperienza senza filtri. Oggi qualche filtro in più c’è, sopratttutto da quando le aziende hanno scoperto questa figura per veicolare la comunicazione del loro prodotto in una nuova forma. Il tema è che ormai da un po’ di tempo, dietro a quella che dovrebbe essere una recensione personale, spesso si nascondono attività di collaborazione non dichiarate che depistano il pubblico.
Alcuni esempi possono essere: chi scrive la “recensione” come se non fosse un post sponsorizzato. Ok, stai raccontando la tua esperienza e può anche essere la migliore del mondo ci crediamo, ma dillo al lettore che l’azienda ti ha contattato e proposto un compenso per scriverne e se tu hai scelto di farlo e perchè credi in quell’azienda o in quel prodotto, non c’è nulla di male nel dichiararlo no? Quindi comunichiamo chiaramente cosa stiamo facendo ne trarrà beneficio il nostro lavoro e risulteremo veri al nostro lettore, che in fondo è il nostro principale interesse. Se perdiamo quello perdiamo tutto.
Il food blogger di ieri e di oggi
Come detto prima in questi anni la figura del food blogger, è diventata una figura molto ricercata dalle aziende, dai ristoranti, dalle agenzie, dalle riviste e dai programmi televisivi. All’inizio quando sono stati aperti i primi food blog il mondo delle recensioni, dei post sponsorizzati e degli eventi non esisteva. Ovunque è menzionato Chowhound come primo blog aperto in assoluto, era il 1997 e siamo in America. Da noi la prima fu Sigrid con il suo Cavoletto di Bruxelles e nella sua bio scrive:
“Ho aperto il blog nel marzo del 2005 e grazie al suo successo ho potuto fare il lavoro che desideravo, ovvero scrivere di cucina”.
Quindi le ha permesso di fare il lavoro che voleva fare, se lo è inventato e ha avuto successo e non si è solo riempita la bocca per dire “faccio la food blogger”. Di blog nel frattempo ne sono stati aperti tanti e di diverso tipo. All’inizio erano solo ricette, poi contenuti di vario tipo che ruotano intorno alla tavola. In molti hanno aperto il blog con la speranza di farne un lavoro, alcuni con un progetto chiaro e molti altri senza. Possiamo dire però che il food blogger oggi può essere un lavoro, un lavoro nuovo. Un ruolo che non esisteva in campo lavorativo e poi sicuramente complice la popolarità di alcune figure come Sonia Peronaci che per anni ha rappresentato Giallo Zafferano (ora non più) o Chiara Maci che da impiegata nel marketing ha fatto il suo percorso e ora approda su Fox Life con un programma intitolato appunto #vitadadafooblogger. Sono solo due esempi di quelli più noti al pubblico, ma di food blogger ce ne sono davvero tanti e di vario tipo, ma Chiara e Sonia di sicuro hanno fatto conoscere questo ruolo al pubblico di massa e alle aziende.
Ma non per forza bisogna andare in televisione per svolgere questa attività, i modi possono essere diversi come ad esempio: collaborazioni con aziende che ti chiedono ricettazione sul loro sito, post sponsorizzati cioè articoli ospitati nel blog personale del blogger, creazione di applicazioni dedicate al food come consulenti (vedi il caso di Sandra Salerno citato durante #tavolaspigolosa) la partecipazione ad eventi e manifestazioni come testimonial pagati per raccontare l’esperienza, recensioni per guide di ristoranti, recensioni per locali su portali web, consulenza per aziende etc… insomma le possibilità ci sono e sono svariate, molte delle quali ancora da scrivere o da creare, perchè il web è anche un luogo dove ti puoi inventare un nuovo lavoro.
Il food blogger è forse una figura dell’era moderna che nasce sul web per raccontare attraverso il suo punto di vista e la sua sensibilità una passione, un fenomeno, un settore. E chi pensa che il food blogger è solo uno sbafatore, può anche essere in alcuni casi, forse è per chi non ha capito come si svolge questa attività.
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