Diceva mia nonna: “Nell’uva ci son tre vinaccioli: uno di salute, l’altro di allegria… e il terzo di Follia!”
Cara, dolce, amata UVA, con le sue viti che sembrano cartoline appese all’imbrunire, le foglie romantiche e perfette, gli acini che maturano ad uno ad uno… ognuno con i suoi tempi… ognuno diverso dall’altro a riempire di colore le campagne e di odore i viali di zolle e polvere e sassi.
Bianca, rossa, a chicchi grandi oppure piccoli, asprina, americana, dolce e zuccherina. Nettare degli dei che si trasforma, che si utilizza in mille e svariati modi, che accompagna le tavole con le sue proprietà uniche ed importanti come frutto e con le sue storie come vino.
Non c’è stagione migliore per farne il pieno. Per usarla fresca e alla mattina con le sue proprietà antiossidanti e vitaminiche; Per essiccarla e unirla all’insalata dove il potassio e il magnesio si potenziano e si rinforza la memoria.
Disintossicante e anticancro. Da scovare quella biologica. Farne succhi dolci da mescolarne al miele e creare un vero e proprio antibatterico, farne decotti drenanti e rigeneranti.
Amante di questo alimento, voglio condividere con voi un ricordo indelebile e una tradizione tutta toscana che appunto, mi ha lasciato mia nonna. Era questo il periodo in cui di più mi portava con sé a fare lunghe camminate vicino casa sua, mi faceva godere ancora di quell’aria fresca ma dolce – che c’era da approfittarne perché da lì a poco sarebbe arrivato il freddo e l’inverno – dei tramonti mozzafiato e di racconti che ancora adesso conservo gelosamente nel cuore. Mi faceva arrampicare su per i ciglioni che separavano le viti dalla strada e mi diceva di assaggiare la differenza tra una ciocca d’uva e l’ altra perché ognuna era diversa e ognuna sapeva di qualcosa di particolare. Poi… mi faceva rubare un chicco da ogni ciocca e mi chiedeva di riempire le tasche e il cestino… ed io mi divertivo ad inventare quei sapori, a raccoglierli e a mischiarli, proprio in quel cestino che diventava colorato di nero, viola, verde e blu ramato, che si mischiava ai fiori di campo che trovavo e le foglie grandi dei vitigni, pronta a riportare tutto a casa.
E lì, quando tornavamo, con un golfino sulle spalle, mentre io seduta al tavolo di cucina ricalcavo le foglie dei filari nelle pagine dei quaderni, lei mi mostrava come preparare quella che sarebbe stata nei giorni a seguire la mia merenda: la schiacciata all’uva!
Ecco che i ricordi diventano terapeutici come i sapori e gli odori che ogni volta rivivo in questa stagione. Tutto diventa memoria. Tutto diventa nutrimento.
La mia ricetta della schiacciata all’uva. (Trovate il punto anche nella mia #todolist di Settembre!)
Ingredienti:
- 400 gr di farina bianca 25 gr di lievito di birra 200 gr di zucchero
- 200 ml di acqua tiepida olio di oliva 1kgdiuvaneradavino
- Semi di anice
Stemperare il panetto di lievito di birra nell’acqua tiepida e aggiungerlo alla farina: procedete quindi ad impastare aggiungendo due cucchiai di olio di oliva, lo zucchero, un pizzico di sale. Lasciare riposare l’impasto per un’ora circa, fino a quando non sarà perfettamente lievitato. Stendete circa i 2/3 dell’impasto in una sfoglia sottile e adagiatelo su una teglia oliata: versateci quindi quasi tutta l’uva e qualche seme di anice (a piacere) e ricopritela con una sfoglia dell’impasto che avete lasciato precedentemente da parte. Chiudete bene i bordi della schiacciate e decoratela versando gli acini di uva avanzati, una spolverata leggera di zucchero e un ultimo filo di olio di oliva. Infornate per un’ora circa a 180 gradi.
Buon appetito!
Marta
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Sono una Consulente Digital Marketing & Content Creator | Faccio formazione online e in presenza sul mondo digital | Sono emiliana e amo fare la pasta fresca | Arrivo dall’ Appenino Modenese ma al momento vivo a Roma | Sui social sono @lagonzi
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