Incontri golosi: Intervista a Valeria Fioretta AKA @Gynepraio

Sono felice che il mio debutto su Spadelliamo – Storie gustose sia con un’intervista golosa a Valeria Fioretta aka Gynepraio, per parlare del suo esordio letterario, di cibo, di posti del cuore a Torino, di locali da scoprire nel suo quartiere (Vanchiglia) e di molto altro.

Seguo Valeria da tempo, amo il suo blog (ecco uno dei miei post preferiti), apprezzo la sua ironia e la sincerità che traspare sempre in quello che racconta o scrive. La scorsa estate, Valeria (che è anche marketing manager, fidanzata e mamma di un bimbo bello e biondissimo che ho avuto la fortuna di conoscere) ha pubblicato il suo primo romanzo “Se tu lo vuoi”.

Valeria Fioretta_Spadelliamo_1

Di cosa tratta il romanzo di Valeria Fioretta

E’ la storia di un’amicizia tra una giovane donna in crisi, Margherita, e una bambina di nove anni di nome Elisabetta. Il loro legame diventerà, man mano, sempre più forte e tenero e aiuterà entrambe. Per dirla con una sola frase “Se tu lo vuoi” è la storia di un’amicizia in grado di curare anche il cuore più ammaccato.

Nel romanzo ci sono anche amore e tante risate. Io l’ho letto d’un fiato e, avendolo apprezzato, l’ho consigliato e regalato, perché è insieme divertente ed emozionante.

Non lo avete ancora letto e volete un antipastino? Qui trovate un estratto del libro che descrive, in modo esilarante, quando capita di piangere davanti a persone estranee. Mi sono ritrovata alla perfezione e, leggendo, ho sorriso di quei momenti, pensando a loro con indulgenza.

Iniziamo l’intervista a Valeria

Ciao Valeria, benvenuta e grazie per questa chiacchierata. Il tuo romanzo d’esordio è ambientato tra le strade di Torino. La nostra bellissima città rimane sullo sfondo ma è perfetta per ospitare la storia, divertente e tenera, di una amicizia particolare. Quali sono i tuoi luoghi del cuore in città?

Il mio luogo del cuore in assoluto è Piazza Maria Teresa perché ci sono alberi, siepi, ghiaia, panchine, porfido, ombra, dehors, aperitivi e tutto quello che piace a me. Amo anche il giardino del Fante, il parco del Valentino, la passeggiata pedonale di Lungo Po Machiavelli.

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Ti sei definita una ragazza Vanchiglia, ci dici quali sono i tuoi locali preferiti del quartiere? Magari un consiglio per una colazione o pranzo tra amiche.

Vado controcorrente consigliando innanzitutto due esercizi commerciali per colazioni e merende: il primo è MacLon (in piemontese: solo quello), una panetteria in via Artisti 27 che fa pane, focacce e pizze eccellenti. Recentemente ristrutturata, è perfetta per un picnic improvvisato, un pranzo al volo, un mini evento.

Il secondo luogo è una pasticceria in via Napione 37/G, che reca l’inquietante insegna NOVAX ma che, lo garantisco, non è una location per varicella party. A giorni alterni e secondo un calendario del tutto imprevedibile, sfornano dei croissant alla marmellata strepitosi, enormi, profumatissimi e freschissimi: ne preparano meno di 20, li mettono in vetrina su un vassoio e costano 80 centesimi l’uno. Il sabato alle 8:30 c’è una tizia in pigiama che presidia la saracinesca, e quella tizia sono io.

Per un pranzo in Vanchiglia io ricorro sempre a Sharewood in piazza Santa Giulia 1E perché è poetico (c’è un albero all’interno, non so se imbalsamato!), silenzioso, piacevole ed economico.

La protagonista del tuo romanzo è una giovane donna drogata di liste. Nella tua lista della spesa cosa non può mai mancare?

Pane da toast, marmellata, uova, parmigiano, pomodori, burrata, yogurt. Queste cose ci sono sempre, il resto lo acquisto in base all’umore. Uso anche Cortilia, un servizio di consegna dell’ortofrutta a domicilio, che propone solo prodotti locali e di stagione.

Da tua follower so che acquisti più che altro on line per motivi di forza maggiore. Ci daresti qualche suggerimento per acquisti intelligenti in rete?

Ti rimanderei a un mio vecchio post in cui avevo elencato tutti i luoghi in cui compro, ma se devo salvare due e-commerce su tutti ti direi: Uniqlo per l’abbigliamento di tutti i giorni e Vagabond per le scarpe durevoli. Entrambi offrono un pessimo servizio resi, quindi meglio cercare le scarpe Vagabond su Zalando, mentre per Uniqlo occorre consultare attentamente le tabelle delle taglie.

Quando, invece, riesci ad acquistare di persona, quali sono i luoghi di Torino (negozi, mercati, etc) che apprezzi maggiormente?

Mi piace andare in tutti i mercati, in tutte le città, a tutte le ore e, come fanno le signore anziane, amo frugare nei banchi dove c’è scritto “TUTTO A 5 EURO” per scovare l’occasione e sentirmi furba come una volpe. A Torino i miei mercati favoriti sono Piazza Benefica, Corso Palestro e Crocetta ma purtroppo il sabato non è il giorno migliore: ho poco tempo, ho il passeggino e soprattutto la concorrenza è spietata.

Ultimamente, frequento molto anche Humana Vintage in via Pietro Micca, che consiglio anche solo per andare a sentire la loro radio, composta esclusivamente da oldies!

Il cibo è da sempre sinonimo di convivialità e aggregazione; oggi questa condivisione passa sempre di più attraverso i social media. Non c’è dubbio che Instagram abbia modificato il nostro modo di percepire il cibo e, talvolta, influenzato le nostre scelte di consumo. Cosa ne pensi?

Io sono cresciuta in una famiglia in cui mangiare era importante e in cui abbondavano le buone cuoche, ma in cui la mise-en-place era assolutamente non prioritaria. Piatti ricchi, complessi, dalla lunga preparazione e con una storia secolare, impiattati sommariamente secondo il principio che conta la sostanza. Nel mio caso la situazione si è ribaltata: molte capresi, frittate e pasta al tonno, ma con tovaglioli in nuance!

Non so se sia un effetto collaterale dei social media, ma devo dire che lo facevo anche prima di iscrivermi a Instagram.

Una volta mi piaceva di più fotografare il cibo ma ultimamente non lo faccio quasi mai, sia perché le mie uscite al ristorante si sono drasticamente ridotte, sia perché mi sento un po’ a disagio nel bloccare i commensali che vorrebbero mangiare ma aspettano me che a mia volta attendo l’ispirazione divina. Le mie preparazioni raramente si meritano una foto, diciamo, mentre mi piace fotografare frutta e verdura in the making, quello sì.


La Margherita del tuo romanzo, nei suoi momenti di tristezza, si butta sul cibo cremoso o spalmabile, perché in quei momenti anche masticare le risulta faticoso. Qual è il tuo comfort food, il cibo di cui non puoi fare a meno quando vuoi coccolarti?

Anche io amo il cibo morbido e cremoso: tra i prodotti industriali, amo lo yogurt greco con il miele e le noccioline. Altrimenti, un litro latte freddo e Nesquik. Sì, un litro.

Ci regaleresti un ricordo intimo, di Valeria bambina, legato al cibo?

La prima volta che ho mangiato il salmone affumicato, per esempio, era il Natale 1991 (e all’epoca era un alimento quasi di lusso!) e ricordo mia madre che imburra una tartina, ci adagia sopra una fetta e me la porge dicendo “è strano ma buono, vedrai”. Ho tantissimi ricordi, tutte prime volte sorprendenti: i cibi che non pensavi fossero buoni ma poi diamine, lo sono tantissimo, tipo il gorgonzola, o lo zenzero.

 

Margherita non é un’appassionata di cucina ma prepara polpette deliziose e coinvolge la bambina nella preparazione di una cena per il padre. È un momento di conoscenza importante. Il tema cibo non è centrale nel tuo romanzo ma torna in più occasioni, come nella vita, del resto. Qual è la ricetta che ami fare per dire ad una persona cara (figlio, compagno, amici) quanto le vuoi bene?

Ad un certo punto il mio fidanzato aveva letto che il tennista Djokovic aveva bandito i cereali tradizionali e consumava tantissima quinoa perché ricca di proteine, senza glutine e molto saziante. Per fargliela assaggiare e fargli provare il brivido di nutrirsi come un campione, ho inventato su due piedi questa ricetta che è diventata un evergreen delle nostre cene con gli amici (le dosi sono per 2 persone):

  • 2 tazze di quinoa
  • una scatoletta di sgombro in olio d’oliva
  • una manciata di uvetta passa rinvenuta in acqua e ben strizzata
  • una manciata di pinoli
  • 4 acciughe sott’olio
  • un ramo di finocchietto selvatico
  • olio extravergine

Sciogliere le acciughe in una padella con olio extravergine, aggiungere lo sgombro sgocciolato, le uvette e i pinoli precedentemente tostati in un’altra padella. Lessare la quinoa in acqua salata, scolarla e condirla con il mix tiepido preparato prima, decorandola infine con il finocchietto selvatico. Io la prediligo tiepida ma anche fredda, in versione estiva, fa la sua figura!

Leggere e mangiare sono due indiscutibili piaceri della vita. Numerosi sono i romanzi in cui la cucina gioca un ruolo fondamentale. Io adoro la letteratura centro e sud americana e mi viene in mente “Como agua para chocolate”. Prima di salutarci avresti altri titoli da suggerire?

Sempre in tema Latinoamerica, suggerisco Afrodita di Isabel Allende. Non è un romanzo né un libro di ricette, ma ho amato Il viaggio di un cuoco del recentemente scomparso Anthony Bourdain. Raccoglie alcuni episodi molto significativi del suo viaggio a tappe in giro per il mondo alla ricerca del piatto perfetto. Ci sono Paesi e prelibatezze che mai ti aspetteresti, tipo la Scozia e l’Australia. Ti allego la frase di chiusura, che parla proprio di cibo, contesti e ricordi.

Grazie di cuore a Valeria.
A presto, Elisa

 

 


elisa giarola_spadelliamoMi chiamo Elisa e sono una mamma Torinese, con sangue pugliese e veneto. Ho una laurea (e un lavoro) nell’ambito dei servizi giuridici. Tra le mie passioni: la cucina, la fotografia, il cinema, i mercatini. Giro solo in bicicletta e sono una amante del gelato anche con la neve. Il mio sogno è aprire una ludoteca, un luogo colorato e bellissimo dove i bambini possano divertirsi, mangiando biscotti fatti in casa. Ho un piccolo blog che parla della mia città (e non solo) dal punto di vista dei bambini. Su Spadelliamo storie gustose porterò un po’ delle mie passioni e, soprattutto, l’amore per la mia città. Blog – InstagramFacebook

 

 

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