Creare un tessuto con le arance è possibile? Orange Fiber è il risultato

L’arancia non si mangia o beve solamente, ma serve anche per altro. Ad Ivrea la userebbero per la loro battaglia del famoso carnevale. Ma nel 2014 a Catania e in Trentino, a due estremi del nostro paese, c’è chi ha dato vita ad un progetto legato a questo agrume. Due ragazze hanno creato una startup che si basa sulla creazione di filati utilizzando gli scarti delle arance.

Ho trovato questa realtà girovagando per il web e sono rimasta subito incuriosita. Ovviamente prima mossa? Guardare tutto quello che c’era on-line sul tema e mandargli un’email per approfondire il progetto.

Vi racconto la storia che arriva dall’agrume per eccellenza, l’arancia. Orange Fiber è Adriana ed Enrica.

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Credits Image: Stefano Sciuto

Quando vi è venuta l’idea di questo progetto e quali sono state le prime cose pratiche che avete fatto? 

Enrica Arena: Nel 2011, nel corso dei suoi studi in Fashion Design e materiali innovativi all’AFOL Moda di Milano, Adriana Santanocito – ideatrice del progetto – intercetta i trend dei tessuti sostenibili e decide di approfondire l’argomento nella sua tesi. Parallelamente, entrando in contatto con i produttori di agrumi, rimane colpita dalla sofferenza del settore.

Una foto in particolare, condivisa sui social network da un amico comune, agronomo, che ritraeva un agrumeto abbandonato – ovvero in cui nessuno curava gli alberi né ne avrebbe raccolto i frutti – mi fa scattare la scintilla: perché non utilizzare gli agrumi per creare un tessuto innovativo e sostenibile capace di dare nuovo slancio al comparto manifatturiero italiano e generare valore per il territorio?

Dalla teoria esposta nella mia tesi, attraverso la collaborazione con il laboratorio di Chimica dei Materiali del Politecnico di Milano, riesco finalmente a provare la fattibilità del processo – per il quale deposito il brevetto italiano, esteso poi in PCT internazionale nel 2014 – ed arrivare così alla pratica: creare una fibra dagli agrumi è possibile.

È durante lo sviluppo del processo, che scopre l’altra grave questione che affligge il settore agrumicolo siciliano: lo smaltimento dei sottoprodotti della spremitura – ovvero di tutto quello che resta dopo la produzione industriale di succo – che vale circa 1 milione di tonnellate l’anno in Italia – e la cui gestione comporta ingenti costi economici per le industrie di trasformazione e impatta l’ambiente.

A quel tempo condividevamo la stessa casa a Milano, città in cui anche io mi ero trasferita per studiare comunicazione e cooperazione internazionale, immaginando un futuro nell’imprenditoria sociale. Mi parlò della sua idea e ne rimasi colpita: la sostenibilità e la tutela dell’ambiente ci hanno unite e da quel giorno lavoriamo fianco a fianco ad Orange Fiber, il primo tessuto sostenibile creato a partire dai sottoprodotti dell’industria agrumicola.

Come mai avete scelto l’arancia come prodotto?

Adriana Santanocito: L’idea di partire dall’arancia per creare un materiale innovativo ha le sue radici nel legame con la nostra terra d’origine – la Sicilia – di cui questo agrume è il simbolo per eccellenza.

Capace di racchiudere l’essenza, l’energia e la lunga storia siciliana, fatta di tradizione, contaminazione e innovazione, questo splendido frutto meritava di essere valorizzato e posto al centro della rinascita economica dell’isola.

Noi ci siamo concentrate sul pastazzo d’agrumi – ossia quel residuo umido che resta al termine della spremitura industriale delle arance, il cui smaltimento comporta degli importanti costi ambientali ed economici – e da scarto ne abbiamo fatto una preziosa risorsa per la creazione del nostro esclusivo tessuto sostenibile, con l’augurio di poter restituire alla nostra terra l’enorme ricchezza che ci ha donato.

agrumi_orange fiber_spadelliamo

L’arancia spesso è trattata con prodotti non commestibili come cere etc. questo ha ripercussioni a contatto con la pelle, oppure sono due mondi completamente distanti?

Enrica: Siamo a conoscenza della questione e in qualità di consumatori nutriamo anche noi timori per le eventuali ripercussioni di queste sostanze sulla nostra salute. Nella nostra vita privata, prendiamo ogni giorno piccoli accorgimenti per evitare di acquistare frutta trattata con additivi e cere, prediligendo il consumo di frutta nostrana e di stagione, proveniente da agricoltura biologica e riportante l’etichetta “Non trattato”.

Pur riguardando il settore agrumicolo, la questione può essere circoscritta al mercato del fresco e all’esigenza di immettere sui banchi alimentari prodotti duraturi ed esteticamente belli – lucidi, turgidi e senza difetti. La nostra materia prima, e cioè il pastazzo d’agrumi dal quale estraiamo la cellulosa atta alla filatura, proviene dall’industria di spremitura, regolata da logiche ben diverse che non hanno ripercussioni sulle proprietà dei nostri tessuti.

orange fiber - adriana ed enrica

Come vedete il settore della moda legato al mondo dello scarto alimentare? Credete sia possibile anche su altri prodotti alimentari?

Adriana: Negli ultimi anni la moda ha vissuto profonde trasformazioni, sia per quanto riguarda i processi produttivi che per la scelta dei materiali, prendendo sempre di più consapevolezza del suo impatto e del bisogno di ripensare i modelli per accontentare i consumatori e il mercato, sempre più attenti alla qualità e alla tutela della salute e dell’ambiente.

Con Orange Fiber intendiamo innanzitutto rispondere a queste nuove richieste offrendo un tessuto elegante e di qualità, capace di unire etica ed estetica e conservare intatte le risorse del pianeta per le generazioni future.

Crediamo che il nostro modello – basato sulla creazione di un nuovo materiale per la moda a partire dagli scarti alimentari – possa essere applicato anche ad altri prodotti alimentari e rappresentare una valida e più sostenibile risposta alla crescente richiesta di cellulosa per uso tessile da parte del mondo della moda – dovuta alla volatilità dei prezzi del cotone e del petrolio – preservando al contempo le risorse del pianeta per le generazioni future.

Avete un messaggio che credete sia importante per portare avanti un proprio progetto?

A tutti quelli che come noi sognano di trasformare il proprio progetto d’impresa in realtà diciamo “Never stop dreaming, mai smettere di sognare”, neanche di fronte alle sfide più dure. Se un’idea è buona e la si persegue con entusiasmo ed autocritica, prima o poi il successo arriverà.

Mi piacerebbe sapere se avete una “storia gustosa” da condividere con i lettori di Spadelliamo

Il cibo è parte integrante della nostra storia e della nostra vita di tutti i giorni. Ci accompagna nei continui viaggi di lavoro, rende più piacevoli le riunioni con i soci e i meeting con gli investitori e ci fa compagnia nelle lunghe notti passate in ufficio a scartabellare. Ovviamente sono le arance a farla da padrone nella nostra vita quotidiana. Un po’ per lavoro, un po’ per gioco, abbiamo sempre a che fare con questo frutto meraviglioso.

In occasione delle riprese video per lo spot della nostra campagna di crowdfunding “Orange is the new green” del 2014, ci venne l’idea di girare una mini serie che raccontasse tutti i possibili usi delle arance, dai più tradizionali ai più creativi, con il risultato che a fine riprese avevamo raccolto una quantità impressionante di succo d’arancia.

Appartenendo alla categoria di quelle “non si butta via niente”, lanciammo una sfida ai nostri colleghi e amici che ci avevano accompagnato in quell’avventura: trovare modi alternativi per impiegare quel prezioso succo. E fu così che per giorni l’ufficio sembrò essersi trasformato in una puntata di Masterchef, con tanto di votazioni e gustose sorprese…all’arancia!

Sito web di Orange Fiber

 

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